Thymus, candela profumata timo selvatico

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Candele profumate realizzate con mix di cere naturali, stoppino in cotone naturale e contenitore in vetro borosilicato.

ll coperchio non deve essere mai usato per spegnere la candela ma per preservare la cera dagli agenti esterni quando spenta.

Designer: Francesco Paretti

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Des Esseintes agitato da una sorda inquietudine pensò di stordirsi con profumi reali nella speranza che questa omeopatia nasale lo guarisse dai mazzolini d'odore.

Lo fa nella sua casa di Fontenay, opportunamente trasformata per far da sfondo ad un esasperato estetismo che, a parere di des Esseintes, doveva assecondare solo i suoi bisogni intellettuali di dandy estraneo al conformismo e alla volgarità.

Tra la confusione, la fusione e l'urto dei più possibili stimoli artificiali, un solo sentore si avvicina al reale. Un sentore erbaceo impregna la memoria ed evoca … un Timo stropicciato tra le dita, l'esalazione di fumo, l'Herbarium di Apuleio, una rassegna di scritti sulle proprietà antisettiche e purificatrici dell'aria negli ambienti chiusi, un mattino terso in un paesaggio boschivo.

Un buon riuscito accordo di timo - eucalipto. Aromatico, tonico, fresco, balsamico. Thymus Interessante non solo per deliziare le narici ma come antisettico.

Timo Il nome generico Thymus ha origine etimologica dal termine greco thymos che designava il principio della vitalità, il respiro e, in senso metaforico, il cuore, secondo i greci origine della respirazione e sede delle passioni: l’ira, il coraggio e l’ardore.

L’attributo thymòssta sta quindi ad indicare una esalazione di fumo (si bruciavano rametti di timo durante le funzioni religiose), ma anche il vigore fisico ed il coraggio che può infondere questa pianta: il suo aroma era infatti ritenuto dagli antichi greci apportatore di queste virtù eroiche, tanto che i soldati tonificavano il corpo lavandolo con acqua di timo e rinvigorivano il proprio animo bevendone tisane. 

Al tempo dei romani il famoso scrittore e filosofo Apuleio gli riconosceva spiccate proprietà antidolorifiche, come scrisse nel 148 a.C. nel suo Herbarium. Sia Plinio che Virgilio ne parlano invece come pianta da bruciare per scacciare gli animali velenosi dai campi e dalle case. Ancora i Romani sfruttavano le sue proprietà antisettiche per la conservazione delle derrate alimentari, per la purificazione dell’aria negli ambienti chiusi e per l’aromatizzazione di cibi e formaggi.

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